Idomeni, la vergogna d’Europa

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Corredo le mie foto con il testo della mia compagna di viaggio e di vita, non saprei scrivere di meglio

29 MARZO 2016 un giorno come tanti ad Idomeni
La giornata non era iniziata bene. Siamo arrivati al ponte che separa la strada per Idomeni al confine con la Macedonia e lo troviamo bloccato. Un piccolo gruppo di rifugiati con donne e bambini protesta per richiedere l'apertura della frontiera. Vorrebbero bloccare il traffico, uno si sdraia davanti ad un TIR e mentre le bambine mi regalano fiori, arriva la polizia. La situazione è molto tesa, potrebbe succedere qualunque cosa ma dopo una brevissima trattativa, la situazione si tranquillizza, i rifugiati applaudono e ringraziano la polizia ed il TIR prosegue il suo percorso verso il confine. Noi possiamo andare al campo. Sono 12000 persone, ma forse di più, eppure ci sembra di conoscerli tutti. Un pò perchè ci salutano con un sorriso, i bambini si avvicinano e tanti mi baciano e poi scappano. Non so se è perchè sono bionda o perchè sono su una sedie a rotelle. O forse per tutti e due i motivi. Al campo abbiamo incontrato Josef un professore di letteratura spagnola e di psicologia di Granada che dice di essere pazzo (forse un pò più di noi ma neanche tanto). Lui passa le sue vacanze qui a fare il clown per i bambini. Qui lo conoscono tutti, sta imparando l'arabo ed il suo gatto bianco ha fatto amicizia con il gatto siriano che ha provato ad attraversare il confine la scorsa settimana con la sua padrona. Ma non è l'unico incontro speciale che abbiamo fatto qui, abbiamo incontrato quella "bella gioventù" di cui difficilmente si sente parlare. Giovani da tutta Europa che sono venuti qui ad aiutare questa gente ed a far giocare tanti bambini. Se si chiude gli occhi, sembra di essere in un villaggio turistico quanti sono i bambini che schiamazzano e giocano. Oggi hanno appena installato un nuovo tendone, riservato alle donne che devono allattare e che vogliono farlo in un ambiente riservato. Ce ne sono molte, come sono molte le donne in cinta. Anche oggi ci sono state delle proteste al campo, le persone sono esauste nell'incertezza di non sapere cosa ne sarà di loro, Hanno speso tutti i soldi che avevano per arrivare fin qua. Molti di loro hanno parte della famiglia che li aspetta in Germania. Una donna al 9° mese con altri 3 figli. Il marito è partito 6 mesi fa e li aspetta in Germania .. .ci chiedono quando apriranno la frontiera. Non sappiamo cosa rispondere. Questa è la domanda ricorrente purtroppo e non è bello non poter dare alcuna certezza. Una donna mi guarda e mi dice. Tu ci dai speranza, se ce la fai tu possiamo farcela sicuramente anche noi ... il loro inglese è molto elementare ma alcuni riescono a farsi capire. Ci offrono il loro cibo e ci fanno accomodare nel loro salotto (una coperta di fianco al fuoco). Tra gli incontri di oggi anche una donna curda siriana con i suoi 5 figli, il marito è morto sotto le bombe e lei sta cercando di raggiungere i suoi parenti in Germania. La conversazione più lunga l'abbiamo avuta con ragazzo curdo siriano, lui e la moglie entrambi laureati (lui in francese e la moglie in letteratura inglese) hanno perso tutto. Avevano un negozio di abbigliamento per bambini. Si erano allontanati per le bombe e quando sono tornati hanno trovato casa e negozio distrutto. Hanno venduto tutto per intraprendere questo viaggIo. Ci hanno raccontato di aver pagato 600 $ a testa per la traversata, con la promessa che la barca sarebbe stata sicura e confortevole. Si sono ritrovati in 70 adulti e 30 bambini in una barca di pochi metri. E non hanno potuto neppure rinunciare perchè i trafficanti gli avrebbero sparato.Ma ce l'hanno fatta e sono arrivati fino qui. Ora come tutti gli altri sono bloccati in questo limbo. Che non è vita ne morte ....
Non sono solita dilungarmi in racconti su Facebook ma mentre tornavo in albergo stasera avevo la testa troppo piena di parole e tanta voglia di raccontare perchè è così importante essere qui e poterlo raccontare.

Renata Busettini

9 Risposta

  1. Che belle parole Renata e bellissime foto. Un saluto anche a Max.

    • Grazie Salvatore,sono queste le piccole soddisfazioni dalle fatiche del racconto

  2. Comunque la situazione dopo cinque anni di guerra e ancora rimane molto difficile, sperando che finisca la guerra più presto possibile ancora quest’anno, così di pensare alla costruzione della Siria,
    Così tutti i siriani che si trovano in Turchia in Libano e Giordania faranno ritorno in Siria,

  3. Un commento? Grazie!!! Ho tre figli piccoli e son qui a casa al caldo e nelle comodità. Grazie di essere stati lì anche per me. Le immagini che hai ritratto (e le parole scritte) chissà come mi danno anche un senso di speranza e di ‘futuro’. I bambini, con i loro gesti quotidiani ed i loro occhi, ricreano e reiventano ogni giorno la vita. Grazie a loro noi possiamo vivere (e non solo viceversa). E grazie a voi, al clown e alla ‘bella goiventù’ mi sento un pò meno solo qui… in casa nostra.

  4. Le tue immagini e le parole di Renata aiutano le persone come me che hanno un tetto e un posto dove stare ad interrogarsi sul senso di tutto ciò e su come si può essere d’aiuto…difficile aggiungere altro.

  5. Ciao Max, due mesi fa ho rivisto un amico che avevo perso, eri speciale, ho scoperto che lo sei ancora, anzi di più. Condividi la tua vita con una persona a me sconosciuta, ma ho visto delle immagini nelle sue parole ed il mio mondo si è allargato all’improvviso.
    Grazie Max, benvenuta Renata! Siete i nostri occhi, ci aiutate a capire. Nessuno ha il diritto di dimenticare chi soffre, chi non ha più nulla oltre alla speranza.

    • Grazie Fulvio. Vedo solo ora questo commento perché era andato a finire nel cestino in mezzo a tantissime mail spazzatura. Non so perché le ho guardate una ad una sperando di trovare qualche cosa di sensato o piacevole… alla fine c’era veramente e ne è valsa la pena ritrovare il tuo commento.

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