Dai primi anni duemila si calcola che siano morte più di 5.500 persone; alcune decedute per disidratazione o per i rettili velenosi che infestano il deserto di Sonora, altre affogate nel tentativo d’attraversare il rio Bravo nei luoghi in cui il muro non è più necessario perché è la natura stessa a porre riparo al territorio statunitense. I migranti arrivano al confine dopo aver attraversato tutta l’America Centrale, sono tendenzialmente honduregni e salvadoregni, fuggono dalla miseria e dalla corruzione che ha portato i loro paesi a essere considerati i luoghi più pericolosi del mondo. Sono nicaraguensi disillusi dalla rivoluzione sandinista che scappano dalla repressione del presidente ex rivoluzionario Daniel Ortega. Sono un’onda senza fine di latinoamericani che, dal continente a sud, si mettono in marcia nella speranza di un futuro migliore o semplicemente diverso. Un tempo c’era il Brasile a dirottare parte della marea umana, ora, anch’esso in crisi profonda, non è più in grado d’arginare la grande massa che si mette in marcia e, qualche volta, si organizza.
La terra dei sogni realizzabili ha finito le illusioni; chi è passato prima e si è ritagliato il suo piccolo giardino di felicità ora vuole chiudere tutte le porte della speranza altrui. Il benessere è una grave malattia che alimenta l’egoismo e le paure, attanaglia il pensiero di chi possiede un barlume di benessere trasformandolo in facile bottino per chi sa promettere maggiori sicurezze.
I ritratti scattati, dalla California al Texas attraverso l'Aizona e il New Mexico, hanno il desiderio di raccontare un territorio disseminato di storie e contrasti umani. E' l'America al confine che, per una volta, ha deciso il destino di un'intera popolazione.